Perché ci piacciono le opere d’arte astratte? Cosa troviamo di emozionante in Pollock, Mondrian Vedova o Rothko? Qual è l’esperienza artistica della quale siamo alla ricerca? L’arte astratta ispira una risposta emotiva, sia nel pittore che nella persona che guarda un’opera d’arte. Nessuna narrazione o spiegazione ovvia: quando si ammira l’arte astratta, le emozioni portano a interpretare l’opera in modo unico. Una ricerca condotta dal premio Nobel per la medicina Eric Kandel ha dato una risposta spiegando l’astrattismo proprio per mezzo delle neuroscienze.

Astrattismo e Neuroscienze

Che rapporto c’è tra le neuroscienze e l’arte astratta? Eric Kandel, uno tra i massimi neuroscienziati ad oggi nel mondo, ha dato la sua risposta attraverso una pubblicazione, Arte e Neuroscienze, le due culture a confronto (Raffaello Cortina).

Kandel si è concentrato sugli artisti astratti che hanno adottato un approccio minimalista e riduzionaista: invece di raffigurare un oggetto in tutta la sua ricchezza, ne hanno esplorato una o comunque poche componenti, infatti, l’aspetto importante per loro non è la qualità formale del dipinto, ma l’atto creativo.

“L’arte astratta moderna si basa cioè sulla liberazione di linee, forme e colori, e non più su una rappresentazione reale di oggetti, figure e paesaggi”. In un certo qual modo gli artisti astratti utilizzano un approccio simile a quello scientifico: scompongono l’esperienza percettiva nei suoi elementi essenziali, permettendoci di comprenderla meglio. In altre parole, con lo sviluppo dell’arte astratta, gli artisti si sono alleati con gli scienziati. Le neuroscienze e l’approccio riduzionista ci permettono infatti di comprendere come percepiamo e razionalizziamo un’opera d’arte. Del resto, come sostenne Mark Rothko: “Un quadro non è l’immagine di un’esperienza. E’ un’esperienza”.

Un quadro non è l’immagine di un’esperienza. E’ un’esperienza.

Su questa scia si collocano i quadri di Antonella Benanzato, che racconta: “Sto cercando un teorema che spieghi la musicolorografia”. Questa artista e musicista Veneta si sforza di ritrarre il suo mondo sonoro su tela, dipingendo la musica come se la scrivesse su una carta fuori dal tempo. Le basi della sua ricerca artistica sono legate alla musica, al suono, alla luce e al movimento, andando a disvelare quella parte di realtà che è legata strettamente al suono. Nella creazione delle sue opere, la Benanzato impiega tecniche miste e mezzi che includono oli, pastelli, carboncino, colla e inchiostri da stampa. Utilizza pennelli, spatole e altri strumenti, dipingendo su tela, tessuto, alluminio, legno o carta, il tutto per produrre una segmentazione del reale che ci porti all’analisi.

Nello stesso modo le opere di Maurizio Piovan ci portano a toccare con mano ciò che non è immediatamente visibile. Il celebre pittore della scuola di Emilio Vedova ci porta direttamente al centro delle sue composizioni per comunicare la visione magmatica e fluida del fare. Pennellate di rosso sapientemente giustapposte al bianco divengono uno spettacolare tramonto; il blu acceso si sposa con l’ocra per trasformarsi nel mare e così via per ciascuna delle sue eclettiche composizioni astratte.

 

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